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Bisogna lavorare sulla formazione e creare un contesto per lo sviluppo delle nostre imprese, così possiamo evitare la fuga di cervelli

I giovani di Martina Franca vanno tutti a studiare e a lavorare fuori dalla propria terra di origine. Lo ha ammesso candidamente Franco Ancona su Rai 3 a “Fuori Roma”, citando il caso delle sue due figlie anch’esse lontane da Martina.

“Lo sai da cosa dipende? – chiede IdeaLista al sindaco – Evidentemente dall’incapacità della politica di creare occasioni per i nostri giovani. Bisogna investire sulla formazione, sul tessuto imprenditoriale, e sullo sviluppo delle nostre imprese. La colpa – dice ancora IdeaLista – non può essere sempre degli immaginari. A chi dice quelle cose Ancona? Dovrebbe dirlo a se stesso”.

È un appello che IdeaLista rivolge anche a Confindustria affinché faccia maggiore pressione sulla classe politica per stimolarla a lavorare in questa direzione e invertire la tendenza dei nostri giovani all’abbandono della nostra terra. È un appello che IdeaLista rivolge anche all’assessore alla attività produttive che si è fatto promotore degli stati generali dell'economia, affinché questo argomento sia inserito all’interno dell’agenda dei lavori.

“Il tempo delle belle parole è finito – dice IdeaLista – è opportuno invece che si passi all’azione. Questa Amministrazione non ha più scuse, viene già da un mandato e a distanza di quasi 6 anni non abbiamo ancora inteso in quale direzione si intende spingere lo sviluppo della città”.

Sono temi sui quali IdeaLista sta chiedendo risposte da tempo: “per amministrare bene e fare politica occorre avere una visione sulla città, mentre noi siamo abituati ad assistere al ‘tirare a campare’ alla giornata, occorre progettualità e strategia, eventualmente anche lavorando di concerto con le altre forze politiche presenti in Consiglio Comunale”.

Ma siamo sicuri che questa amministrazione conosca il tessuto imprenditoriale della città? – si chiede IdeaLista – “perché stiamo constatando che in questo momento la città è governata da taluni personaggi che non conoscono cosa sia un giorno di lavoro. Di questo non ne facciamo una colpa a nessuno, ma bisognerebbe quantomeno avere l’umiltà di chiedere a chi ne sa di più, coinvolgere i nostri imprenditori, gli artigiani, le associazioni di categoria. È lo sviluppo dell’economia che deve generare valore e ricchezza per questo territorio, non si può fare turismo senza creare le condizioni per farlo, non si può parlare di cultura se le persone non hanno la possibilità economica di comprarsi neppure un libro. Tutto questo è bene che ogni tanto lo ricordiamo a qualcuno”.

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